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Il mito dell'incoerenza

“Ecco il grande errore di sempre: immaginarsi che gli esseri pensino ciò che dicono.”

[Jacques Lacan]




Se gli esseri (umani) pensassero ciò che dicono parleremo di coerenza, ma in questo articolo, è l’incoerenza la protagonista. Per spiegare cosa sia l’incoerenza, occorre presentare altri due concetti: atteggiamento e comportamento.

Mentre l’atteggiamento è “una organizzazione relativamente duratura di credenze, sentimenti e tendenze comportamentali verso oggetti, gruppi, eventi o simboli socialmente significativi” (Hogg & Vaughan), il comportamento è quella modalità di azione di un Individuo che rappresenta l’esternazione di un atteggiamento; ciò fa intendere che siano rispettivamente il pensiero e l’azione derivante da quel pensiero.


L’incoerenza, dunque, si presenta nel momento in cui il comportamento messo in atto, non rispecchia l’atteggiamento che si ha; un esempio, potrebbe essere quello del “non sono razzista ma…” in cui un individuo, con questa premessa, parla di contenuti razzisti.

Al giorno d’oggi, esistono molti esempi di incoerenza, in persone vicine ma anche in politici ed imprenditori; ma ci si può davvero eleggere “giudici morali”?: si può giudicare l’incoerenza degli altri come se noi stessi fossimo “puri” e non “peccatori” di incoerenza?


Sarà capitato almeno una volta, di compiere un’azione come ad esempio prendere a cuore una persona bisognosa ed elargirle la propria carità, per poi in un secondo momento, inseriti in un contesto sociale diverso dal precedente denigrare quella stessa persona verso cui si erano mostrati atteggiamenti e comportamenti differenti. Ci saranno state situazioni in cui abbiamo dato consigli a conoscenti su di un lavoro stressante o su una “relazione tossica” nonostante non si abbia né un lavoro né una relazione.

Si potrebbe continuare all’infinito sulla scia degli esempi da citare perché sicuramente qualcosa che non coincide tra ciò che si fa e ciò che si dice esiste in ognuno di noi. E allora che fare? Quanto realmente capiamo che stiamo andando contro il “principio di coerenza”? E quanto ci disturba?





Possiamo renderci conto dell’incoerenza insita in noi e possiamo interrogarci se è l’atteggiamento o il comportamento che vorremmo avere, ma quanto siamo disposti a cambiarlo? Si chiede all’altro di non cadere nell’incoerenza perché disillude le nostre aspettative, ma che dire di ciò che si pensa di se stessi? Il nostro comportamento corrisponde all’atteggiamento che vorremmo avere? Ci sentiamo a nostro agio nelle situazioni che viviamo, o ci si sentiamo costretti a dover cambiare per il contesto sociale?


Ciò che può turbare l'animo umano è proprio il sentirsi costretti a cambiare comportamento per adattarsi al mondo circostante per sentirsi ad esempio accettati o adeguati, non sentirsi coerenti con sé stessi. È insito nella natura umana cambiare un comportamento quando l'ideologia di riferimento non rispecchia più la persona, ma diventa ingombrante quando appartiene ad un altro il nostro cambiamento.


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